Quando abbiamo deciso il tema di febbraio era agosto 2024 e durante una riunione di redazione abbiamo pensato ai possibili argomenti legati a questo mese: c’è San Valentino, che è una noia (e poi abbiamo parlato di s3sso già a gennaio, non diventiamo un po’ monotematich3?), c’è Carnevale, che proprio non ci sembrava adatto, e poi che altro succede in questi 28 (a volte 29) giorni?

Be’, che piaccia o no, questo è il mese in cui tutta Italia, per almeno una settimana, sente parlare di un solo argomento ovunque si giri: è proprio lui, il Festival di Sanremo.
C’è chi lo ama, c’è chi lo odia, c’è chi ci gioca (Pepita ha una lega nel Fantasanremo, andate a iscrivervi). Noi in realtà non parleremo del Festival di per sé, potete stare tranquill3, però lo useremo come pretesto per parlare di quel meraviglioso macroargomento che è la musica.

Rattrista un po’ pensare che a 5 mesi da quella riunione, mentre si scrive questo editoriale, è da poco giunta la notizia della scomparsa di una grandissima donna della musica: Marianne Faithfull, nota ai più forse maggiormente per le sue liaison amorose ma in realtà autrice, cantante e attrice di irrequieto spessore, che non possiamo a questo punto non omaggiare.

Parliamo di una donna nata nel 1946 a Londra, figlia di un ufficiale dei servizi segreti britannici e di una discendente del conte Leopold von Sacher-Masoch (autore di “Venere in pelliccia” che darà il nome al masochismo) che viene portata in salvo dai nazisti proprio dal marito. Dopo 6 anni dalla sua nascita però i genitori divorziano e per un periodo lei finisce in un convento, dal quale poi scapperà per rincorrere una vita tutt’altro che conventuale.
Ed è proprio di questa vita che tutt3 parlano: delle relazioni (Mick Jagger su tutti, Keith Richards, Brian Jones…), delle dipendenze, dell’anoressia, di disperazioni e tentati suicidi.

La vera frustrazione di Faithfull era proprio questa: un sacco di interesse per tutto quello che combinava in giro nella sua vita privata ma non così tanto per la sua musica, per la sua arte.
La sua discografia conta almeno 26 pubblicazioni, la prima nel 1965 e l’ultima nel 2021: tra queste ricordiamo Broken English, il disco che nel 1979 ha sicuramente dato una svolta e una rinascita alla sua carriera e che non può non essere citato nella storia della musica inglese.
Vogliamo ricordare anche una canzone: Sister Morphine. Faithfull è coautrice e la canzone compare nell’album Sticky Fingers dei Rolling Stones, in cui però del suo contributo non c’è traccia scritta.
L’ennesima donna, insomma, considerata più per la sua vita personale e per i suoi scandali che per il suo talento e il suo lavoro (contate quanti articoli la ricordano come compagna di Mick Jagger e poco altro).

Fatevi un regalo, ascoltatevi almeno Broken English. E poi magari anche qualcosa in più.

P.S. È stata anche ospite a Sanremo, nel 1967, con il brano “​​C’è chi spera”.

Pepita

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