PAN-TASTIC & visibile
L’invisibilizzazione delle persone Bi+/Pan e trovare luoghi sicuri
Io sono Marta, molt* mi conoscono come Martuz e sono una persona Pansessuale.
Ma non lo so da sempre.
Partendo da un concetto molto vivo ed importante per noi del Liguria Pride “il personale è politico” infatti inizierò a parlarvi da me anche perché spesso il mio me non gode di una grande visibilità.
Non lo so da sempre, o almeno me lo sono negata, perché per quanto la mia famiglia non mi abbia mai educata all’odio per le differenze e alle caratteristiche delle altre persone, io ero impossessata dalla paura. La responsabilità non è solo famigliare.
Alle prime avvisaglie di bisessualità ero così spaventata da evitare persino rappresentazioni esplicite di donne, i corpi che richiamavano in me attrazione m’imbarazzavano al punto da allontanare ogni contatto con il femminile.
Avevo paura di liberare quello che sentivo profondamente in me.
Bifobia interiorizzata? Paura di non essere più amata perché non conforme alle aspettative di genere? Non lo so neppure oggi .
Dopo tanto tempo di modalità silenzioso ho avuto il privilegio di incontrare il Liguria Pride. E, lo dico da subito, da anni ho capito di essermi trovata dalla parte giusta.
Ricordo le prime riunioni in Via di Mascherona, di nuovo quell’imbarazzo ma la voglia di prendere parte a qualcosa di più grande, di rendermi utile per gli altri/e. Anche se pensavo alla mia partecipazione come ad un’alleata, una persona che portava le sue capacità a servizio di una comunità che merita la collaborazione di tutti/e noi.
Mi sbagliavo. Come mi sono sbagliata tante volte in questo percorso insieme.
Non era solo questo.
Sbagliare fa parte del processo, sentirsi a disagio, messe in discussione, elaborare su di sé per cambiare quello che ci sta intorno. Fra le tante cose che ho imparato, questo ho capito essere per me il fulcro dell’attivismo.
Un se che parte e che ritorna, contaminandosi ed espandendosi sempre di più.
Fino ad arrivare alla sua forma più sincera.
Grazie al Liguria Pride ho potuto studiare, capendo chi sono e che meritavo lo spazio in una comunità della quale faccio parte. Una famiglia, in una lotta unitaria che compiamo insieme come una marea.
Le persone pansessuali e della comunità bi+ spesso si sovrappongono: per concetti, discriminazioni in comune, per esperienze. Da donna che spesso frequenta uomini subisco quotidianamente passing (ovvero quel fenomeno per il quale, non aderendo a determinati stereotipi, il mio orientamento viene invisibilizzato e viene data per scontata l’eterosessualità come unico orientamento possibile). Mieli diceva nei suoi testi che le nostre esperienze sessuali non determinano il nostro orientamento e sono d’accordo con lui.
Quante volte per voler rientrare a tutti i costi in uno standard ci incastriamo dentro ad argini che ci limitano soltanto, invece di ascoltarci e dare reale traduzione a ciò che siamo? Quante volte lo facciamo per sentirci parte di qualcosa?§Io adesso so che non ne ho bisogno, perché faccio parte già di una comunità che mi accetta per quella che sono senza chiedermi sforzi, che si interessa per conoscere e capire quello che ancora non sa di me, che mi supporta anche nelle mie incoerenze. Che mi permette di esserlo, incoerente.
I luoghi sicuri li fanno le persone che li costruiscono, che li esercitano e che ogni giorno si impegnano per mantenerli tali, proprio attraverso la messa in discussione di sé. Sono fiera dei luoghi del Liguria Pride perché so di essere dalla parte giusta.
Sono fiera di me stessa per non essermi negata la possibilità di essere me.
Marta Danneo