“Artivismo” è un neologismo, forse leggermente cacofonico ma molto comprensibile: si tratta dell’unione tra l’arte e l’attivismo, due mondi che, anche prima della nascita di un unico termine ombrello, hanno sempre viaggiato a braccetto.

In America Latina, poi, i due mondi si sono spessissimo fusi e confusi l’uno con l’altro, quasi a diventare intrinsechi anche nelle forme meno consapevoli.

Questo, se ci si pensa, è inevitabile: se l’arte è indubbiamente un potentissimo strumento di comunicazione, dei propri sentimenti e di quelli della comunità, diventando quindi anche di denuncia, i paesi, in cui la storia politica e sociale è particolarmente travagliata, tra proteste e rivolte, libertà di espressione negata e diritti violati, diventano terreno fertile per movimenti artistici con una forte connotazione di attivismo.

A questo punto, proviamo a stendere una breve carrellata (come sempre, assolutamente non esaustiva), di artiste visive e attiviste dei paesi latinoamericani.

Quipu Menstrual, Cecilia Vicuña

 

Cecilia Vicuña Ramírez (Santiago del Cile, 1948) è un’artista, poetessa e attivista cilena.
Nel 1973, a 25 anni, a causa del colpo di stato in Cile, rimane a Londra dove era stanziata con una borsa di studio e fonda insieme ad altre artiste e artisti il gruppo “Artists for Democracy” con cui organizza il Festival of Arts for Democracy in Chile, nel Royal College of Art.
Il Festival denuncia la dittatura militare di Pinochet e le violazioni dei diritti umani nell’America Latina.
Il suo esilio la porta in Colombia, dove dipinge le Palabrarmas, neologismo che unisce le parole (palabra) con le armi (armas), ovvero le sue uniche armi.
La sua carriera prosegue fino a oggi con importanti riconoscimenti e risultati.

 

 

Liliana Maresca (Argentina, 1951 – 1994) è stata una delle figure più interessanti della scena artistica argentina tra gli anni ‘80 e ‘90; quando inizia il suo percorso, Buenos Aires è appena stata liberata dalla dittatura e questa nuova libertà stimola la comunità artistica.

È scultrice, ma posa anche per immagini di nudo che si alternano tra l’artistico e il provocativo: nell’installazione Imagen pùblica – Altas Esferas (1993), viene fotografata nuda (quindi pura e inerme), attorniata da ritratti di dittatori, politici e simboli del potere, del denaro e della corruzione.

 

Yolanda Margarita López (San Diego, California, 1942 – 2021) è stata una pittrice, stampatrice, produttrice di film, nota per i suoi lavori del movimento “Chicana Feminist”, che si concentrano sulle esperienze delle donne messicane e dei pregiudizi e degli stereotipi a loro associati.

Portrait of the Artist as the Virgen of Guadalupe, Yolanda López

Nella sua iconica reinterpretazione della Vergine di Guadalupe raffigura normali donne messicane (tra cui sua nonna e sua madre) mentre svolgono lavori domestici, santificando la vita comune.
Si rappresenta mentre calpesta un serpente, simbolo del patriarcato, e produce una serie di stampe intitolata “Il lavoro della donna non finisce mai”.
Lavora a manifesti di protesta politica e cura esposizioni che parlano di immigrazione, produce film che rivedono l’immagine dei messicani dipinta dai media, diventa insegnante e lavora per diverse università, dichiarando: “I media sono ciò che viene spacciato per cultura nella società statunitense contemporanea, e sono estremamente potenti. È fondamentale esplorare sistematicamente l’errata definizione culturale di messicani e latinoamericani presentata dai media.”

 

Sandra Eleta (Panama City, 1942) è una fotografa della Repubblica di Panama.

Sandra Eleta

Il suo lavoro indaga e racconta le storie di vita di persone diverse, appartenenti a classi sociali diverse, in tutta l’America Latina.

María Teresa Burga Ruiz (Iquitos, Perù, 1935 – 2021) è stata un’artista multimediale peruviana, il cui lavoro concettuale tra gli anni ‘60 e ‘70 precorre i tempi.

La sua opera più iconica è il progetto “Perfil de la mujer peruana” (Profilo della donna peruviana), creato con la psicologa Marie-France Cathelat tra il 1980 e il 1981: si tratta di un’indagine multidisciplinare che analizza la condizione delle donne in Perù a 360°, considerando circostanze affettive, psicologiche, sessuali, sociali, educative, culturali, linguistiche, religiose, professionali, economiche, politiche e legali. 

 

 

 

Mónica Mayer (Città del Messico, 1954) artista messicana, curatrice, critica d’arte e attivista i cui lavori includono performance, grafiche, disegni e fotografia.

El Tendedero (The Clothesline), Mónica Mayer

Prima artista poi attivista quando, ben presto, ha realizzato quanto fosse discriminante essere una donna nel mondo dell’arte.
La sua opera è caratterizzata da ironia, irrequietezza e spiccato senso critico nei confronti del sistema sociale patriarcale: nel 1983 ha fondato il collettivo artistico Polvo de Gallina Negra (diminutivo per “Polvere di gallina nera per proteggerci dalla magia patriarcale che fa scomparire le donne”), che univa critica sociale radicale e umorismo.

 

 

 

Lenora de Barros (San Paolo, 1953) è un’artista e poetessa brasiliana.

Inizia il suo percorso negli anni ‘70 ed esplora un nuovo linguaggio fatto di poesia e immagini: in POEMA (POEM), una sequenza di immagini in bianco e nero cattura i primi piani di una bocca che provocatoriamente mostra la lingua, suggerendo una possibile dissoluzione degli idiomi e la trasformazione della narrativa.

 

Ana Mendieta (L’Avana, 1948 – 1985) è stata un’artista cubana, famosa per le performance di body art e per le sue installazioni di land art, il suo attivismo per i diritti delle donne e degli immigrati. 

Nella sua carriera fa ricerca sulla terra e sul rapporto del corpo umano con essa, costruisce simulacri di sé stessa con materiali naturali (fango, terra, foglie ecc.), esplora le divinità femminili e gli spiriti indigeni cubani che rappresentano i fenomeni naturali.
Muore cadendo dalle scale durante una lite con il marito… che viene assolto da ogni accusa.

 

Poli Marichal (Ponce, Porto Rico, 1955)  è un’artista portoricana che lavora attraverso illustrazioni, dipinti e film.
Le sue opere si dividono tra argomenti politici e sociali e indagini introspettive ed emotive.

Nell’installazione sperimentale cinematografica “Dilemma I: Burundanga Boricua” combina riprese documentarie con animazione e pellicola dipinta a mano per creare un ritratto stratificato e pittorico di Porto Rico, affrontando questioni sociali, politiche ed ecologiche.

Poli Marichal

María Evelia Marmolejo (Pradera, Colombia, 1958) è un’artista performativa e femminista radicale colombiana.

Fin da piccola cominciò a provare disprezzo per il machismo e per il ruolo di inferiorità delle donne in una società dominata dagli uomini, frustrazione che la porta ad alcune sue opere come “Tendidos”, una denuncia degli stupri e delle torture perpetrati dalle brigate dell’Esercito Nazionale Colombiano ai danni di contadine, casalinghe e studentesse universitarie che protestavano contro il sistema governativo di allora.

E prima che qualcuno si alzi a dire “Hey, e Frida Kahlo?!?”, vi tranquillizziamo: non ci siamo dimenticate di Frida, fervente sostenitrice delle cause politiche e rivoluzionarie, oltre che artista più nota in tutto il mondo, dalla vita tormentata, dall’aspetto iconico e musa ispiratrice di tante donne e artiste.

Semplicemente, come spesso ci piace fare, volevamo ricordare che oltre a ciò che tutte e tutti conosciamo bene, c’è molto altro 🙂

Pepi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *