Sapendo di avere una memoria ballerina (sempre indecisa fra danza classica, cha cha cha, tribale o quant’altro), ho fatto un giretto in rete per vedere se poteva essermi utile, perché non posso scrivere sempre e solo di Buffy l’ammazzavampiri – cioè potrei, ma bisogna allargare gli orizzonti.

Ed è così che mi si è aperto un mondo di donne immaginarie. Donne immaginate che hanno cambiato la percezione del sé di molte donne vere. E di questo sarò sempre molto grata.

È il 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, quando negli Stati Uniti appare per la prima volta Wonder Woman, nata dalla mente dello psicologo William Moulton Marston, teorico del femminismo. L’amazzone Diana Prince è la progenitrice di tutte le guerriere, fenomeno mediatico e icona di riferimento per tutte le eroine concepite da lì in avanti: Leia Organa di Star Wars, la spia sovietica Black Widow, la vigilante Batgirl, la ladra Catwoman, la ninja Elektra, la signora mutante dei venti Storm e la temibile Phoenix.

È il 1946 quando in Giappone, che si sta ancora leccando le ferite della Seconda Guerra Mondiale, nasce Sazae Fuguta, giovane protagonista del manga Sazae-san dell’autrice Machiko Hasegawa, che con le sue avventure quotidiane descrive in chiave umoristica l’evoluzione della società giapponese, diventando una donna moderna ed emancipata, e aprendo la strada ad alcune delle eroine più amate dei cartoni animati e dei manga, come Mimì Ayuara campionessa di pallavolo, la Principessa Zaffiro, Lady Oscar, Sailor Moon, per arrivare alle protagoniste degli anime del maestro Leiji Matsumoto o del visionario Hayao Miyazaki: donne belle, forti e coraggiose, paladine della giustizia che si battono in difesa dei più deboli o di grandi ideali.

È il 1963 quando nell’italianissima Milano le sorelle Angela e Luciana Giussani danno vita a Eva Kant, che non vuole sposare il suo compagno di crimini e di vita Diabolik: sono così la prima coppia di fatto della cultura pop.

Come non citare Valentina di Crepax, che doveva essere solo un cameo in un’altra storia e invece prende vita propria, perché, sensuale, decisa, vitale e sbadata, ha finito per eclissare il titolare di testata Neutron (scusami, caro, non ricordavo neanche il tuo nome).

Nel 1998 dalla matita di Giancarlo Berardi nasce Julia Kendall, criminologa con il volto di Audrey Hepburn: una donna moderna, con una concezione moderna della vita e dei rapporti interpersonali.

Ci sono le eroine pop pensate per il cinema, come Ripley di Alien, Sarah Connor di Terminator, Marge Gunderson di Fargo, Beatrix Kiddo di Kill Bill, Mattie Ross de Il Grinta e Rey di Star Wars (sono tutti film che meritano di essere guardati).

E ce ne sono ancora molte altre che hanno fatto il salto dai fumetti, dai videogiochi o dai giocattoli al cinema o alla televisione, come Barbie, She-ra e Lara Croft, ma anche come personaggio uscito da un’altra serie, perché molto amato, ad esempio Xena – Principessa guerriera.

Ma troviamo eroine pop pure nella letteratura (quella scritta e non disegnata), che sono diventate anche protagoniste di film o serie tratti dai libri. In rigoroso ordine di apparizione cronologica, troviamo Elizabeth Bennet in Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, la Jane Eyre di Charlotte Bronte, Rossella O’Hara in Via col Vento di Margareth Mitchell, Emma Bovary in Madame Bovary di Gustave Flaubert, Jo March in Piccole Donne di Louisa May Alcott, la Anna Karenina di Lev Tolstoj, la Miss Jane Marple di Agatha Christie, Daenerys Targaryen de Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, Bridget Jones ne Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding e infine Katniss Everdeen nella trilogia Hunger Games di Suzanne Collins – mi preme far notare che quasi tutte sono state pensate da donne.

Vorrei chiudere questa piccola, e sicuramente non esaustiva, carrellata con una persona in carne e ossa, la nostra AstroSamantha, Samantha Cristoforetti, che ci ha fatto guardare verso le stelle, ma che aveva dato le dimissioni dall’Aeronautica per “un disaccordo su alcune situazioni” che, secondo alcune testate giornalistiche, consisteva nell’esserle stato preferito un uomo, privo dei titoli necessari e che non aveva le sue stesse competenze (andate a leggervi il suo CV e capirete di cosa parlo).


Chuchu

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